Intervista a Savino Pezzotta, ex segretario generale
“Alla mia Cisl chiedo di firmare. Il no al referendum è diserzione”
SOLO IL SINDACATO CHE ASCOLTA HA LE RISORSE PER IL CAMBIAMENTO
“Alla mia Cisl chiedo di firmare. Il no al referendum è diserzione”
Come Associazione Prendere Parola dopo l’appello inviato “Lettera aperta alla Cisl” – vedi su www.prendereparola.it -, diffondiamo il nostro invito a sostenere la proposta del Referendum abrogativo della Legge n.86/2024 sull’Autonomia Differenziata, prevista dall’art 116 della Costituzione, sottolineando il nostro stupore – che pensiamo sia esteso tra molti iscritti della Cisl, che non vengono mai consultati – verso la Cisl che si limita a ripetere “..non abbiamo un pregiudizio verso l’Autonomia differenziata”, celando così un tacito pieno consenso alla Legge n.86 in vigore dal 7 luglio 2024, che rischia di dilatare le prestazioni differenziate a seconda del reddito di cui dispone una famiglia, una persona.
E’ tanto lo sconcerto e l’indignazione per l’atto – di crudele irresponsabilità e di cinica indifferenza – di quell’imprenditore dell’Agro Pontino che ha concorso alla morte del bracciante sik, Satnam Singh. Contro chi dimentica i valori di solidarietà e di civiltà, ha pronunciato severe parole il Presidente della Repubblica – rimane un faro dei valori costituzionali – sollecitando a combattere lo sfruttamento e il lavoro nero, per costruire sempre più rapporti di vera solidarietà…
Cresce il numero di iscritti collegato alle pratiche dei servizi ma nel contempo cresce il numero di militanti,
anche di lunga data, che lasciano la tessera, perché dissentono dalle scelte operate dalla Cisl – per le quali mai
consultati! – , ultimamente: sulla legge di bilancio 2024 e delega fiscale, sul salario minimo erga omnes con norma
legislativa, sulle norme del massimo ribasso per gli appalti e quella dei sub-appalti a cascata. Incomprensibile
anche il fatto che la Cisl per quanto riguarda il SSN si limiti a dire che bisogna fare di più senza fare proprie le
considerazioni della Banca d’Italia e dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (CPI) che documentano come sia in
attoo, al nettoo dell’inflazione, un pesante definaziamento, smentendo le affermazioni della premier Meloni…
Sono molti, in casa Cisl, gli episodi repressivi negli ultimi anni denunciati dall’Associazione Prendere Parola e
dai tre siti che l’hanno promossa. Oltre ai facili commissariamento e ingiusto allontanamento e sospensioni
dall’organizzazione di dirigenti e soci, i vertici sindacali più volte hanno fatto ricorso ai Tribunali con querele
e richiesta di risarcimento per presunte offese all’onorabilità quando sono state pronunciate o scritte
parole severe critiche su specifici atti dei vertici…
Nel 2000, quindi non nel secolo scorso, quando ero modesto segretario della UST di Cagliari, la CISL confederale invitò i dirigenti e gli iscritti a esprimersi sulla situazione sindacale.
Difficile intervenire ma, dopo un’attenta riflessione e travaglio interno, inviai una lettera a Conquiste del lavoro, nella quale manifestavo dubbi e perplessità. Erano i tempi di D’Antoni, uomo dal grande carisma proiettato verso la politica. Fatto del tutto legittimo, ma l’errore grave fu quello di mobilitare tanti cislini per la costruzione di una Fondazione per sostenere il partito di Democrazia europea, per poi candidarsi alle politiche
Il 29 maggio scorso è stata pubblicata la sentenza di primo grado nella causa intentata da Luigi Sbarra, Anna Maria Furlan e Pietro Ragazzini contro Giovanni Graziani, del blog “il9marzo.it”, per chiedere risarcimenti complessivi di 300 mila euro lamentando una presunta arrività diffamatoria.
La domanda è stata respinta. E la parte soccombente è stata condannata al pagamento delle spese in base al valore dichiarato della causa.
I motivi di interesse della decisione sono due.
In primo luogo, la giudice ha riconosciuto che il blog esprime posizione critiche sul piano della politica sindacale, a partire dal commissariamento della Fai del 2014, ed ha ha chiarito, ma non è una novità, che la critica sindacale è un diritto. E questo diritto comprende anche l’uso di un linguaggio polemico.
In secondo luogo, con la condanna alle spese nella misura massima possibile, la giudice ha sconsigliato per il futuro dal muovere cause per scopi politici e con richieste di risarcimento sproporzionate a scopo intimidatorio.
L’Italia deve dire basta alla guerra – Rete Italiana Pace e Disarmo – Mobilitazione nelle città italiane per il cessate il fuoco immediato in Palestina e in Ucraina, per ribadire il NO a tutte le guerre e il NO al riarmo, per costruire un mondo di pace, di sicurezza e di benessere per tutte e per tutti. “Fermiamo la criminale follia delle guerre!”. “L’Italia deve dire basta alla guerra!”. Lo deve dire ora!
Segnaliamo due pezzi pubblicati su sindacalmente.org; il primo ripreso dal sito Coordinamento Rete Italiana Pace e Disarmo.