Scrivo questi appunti come presidente dell’associazione “PRENDERE PAROLA” anche a seguito dell’incontro dei soci dell’associazione che si è tenuto sabato 11 novembre 2023.
Sono uomo di altra generazione e mi sento in dovere di confessare che non sempre riesco a comprendere le ragioni degli attuali movimenti del mio sindacato ed è questo che mi spinge ad avanzare delle osservazioni, sperando di avere dei chiarimenti. Anche perché non credo di essere il solo a non capire, poiché mi capita spesso di incontrare iscritti,
lavoratori e lavoratrici che mi esprimono lo stesso sconcerto.
In questi giorni, leggendo le cronache sindacali su diversi quotidiani, ho avuto la sensazione che la Cisl abbia, fatto nuovo nella storia del sindacalismo, elaborato la strategia dell’attesa. Questo ha portato alla mia mente la pièce di Samuel Becket, che è incentrata sul tema dell’attesa e principalmente dell’attesa vana. Infatti, i due personaggi,
Estragon e Vladimir stanno attendendo, in una piazza vuota con un solo albero spelacchiato, un certo Godot, che ha dato loro appuntamento. Il luogo e l’orario dell’appuntamento sono vaghi.
Seguendo con attenzione il confronto con il governo sulla manovra finanziaria mi sono chiesto:” ma la Cisl aspetta …Godot?”.
Questa strategia dell’attesa potrà creare delle simpatie da parte del governo e dell’attuale maggioranza di destra, ma sicuramente produce dubbi tra i lavoratori, le lavoratrici, i pensionati e non attrae i giovani.
La mancata unità d’azione tra le Confederazione mentre è in atto un duro attacco al diritto di sciopero di cui si è fatto portatore. Anche su questa questione non ho ben capito se la commissione di garanzia garantisce il diritto costituzionale o se tende a piegarlo alle esigenze del Governo. Oggi questo è un attacco all’iniziativa di mobilitazione di CGIL e Uil ma non è detto che domani non tocchi alla CISL.
Personalmente e modestamente consiglio alla Cisl di cambiare passo e registro! Anch’io sono convinto che è sempre importante tenere un piede al tavolo del confronto con il governo ma credo che avendo due piedi sia altrettanto necessario spostare l’altro nelle piazze con Cgil, Uil e le tante Associazioni.
Quando si è conquistato un posto al tavolo non significa “inchiodarsi ai tavoli” perché l’inchiodarsi esige la mobilitazione per rendere efficace e produttivo il confronto con le controparti. Inoltre, il riferimento non può essere esclusivamente il tavolo a cui si è seduti ma valutare se dal confronto emergono interventi su ciò che i lavoratori, le lavoratrici e dei ceti indeboliti economicamente dai cambiamenti in atto ritengono siano le priorità del paese. Va messa al centro la sanità pubblica, e il sistema di Welfare che resta l’unica politica che pratica il principio di uguaglianza.
Quando si sta a tavolo di confronto con le Istituzioni non bisogna mai dimenticare che si è a quel tavolo perché si rappresentano persone concrete e non per meriti personali.
Apprezzo molto che ci si richiami al principio di responsabilità ma questo non può essere una nube che copra ritardi e la non volontà nel dare risposte precise alle richieste sindacali e rinviare nel tempo le soluzioni perché la “coperta è corta”. Si lanciano strali contro l’austerità ma nel contempo la si pratica nel concreto. Inoltre, si svuota il riferimento alle
priorità indicate, a luglio 2023, nell’interessante documento programmatico della Cisl “La cura della persona e la priorità del lavoro”.
La Cisl continua ad aspettare e sollecitare risposte dal governo ma inspiegabilmente si sgancia dall’unità d’azione con Cgil e Uil per ottenerle. Non mi sembra una buona strategia. Se esistono differenze di orientamento con Cgil e Uil sugli obiettivi da perseguire si apra una consultazione con i lavoratori e le lavoratrici.
Dopo mesi di confronto bisogna prendere atto che il Governo è come Godot di cui si annuncia l’arrivo il giorno dopo. ma non arriverà.